L'incontro fa parte del ciclo "Ambiente" organizzata dal Dipartimento Ambiente del team GenovaCresce.
L'ATTIVITÀ SISMICA DELL'ITALIA CENTRALE:
una lezione da apprendere
Ne parliamo con il Sen.Giorgio Bornacin e il Prof. Claudio Eva
Venerdi 10 Febbraio 2016 - ore 18:00
presso Bagni Italia - Sala Conferenze - Corso Italia 9
Da svariati mesi stiamo osservando l’evolversi dell’impressionante serie di terremoti che dal 24 agosto 2016 sta devastando tutto il Centro Italia. Oltre 50.000 scosse sismiche, tra cui ben 9 con M>5 e 2 con M>6, sono state localizzate in sequenza temporale nell’area di Amatrice (Mmax =6 ), in quella di Norcia (Mmax 6,5) e successivamente nella zona di Montereale e Campotosto (Mmax= 5.4)
Gli eventi sismici principali e le loro repliche si distribuiscono seguendo le strutture sismogenetiche con direttrice appenninica per circa 80 km, e mettono in evidenza come le strutture si siano attivate in cascata e come i diversi comparti strutturali delimitati dalle faglie preesistenti abbiano subito un effetto domino, con una continua riattivazione di elementi contigui. Lo studio delle sorgenti dei terremoti principali ha valutato per la faglia generatrice del terremoto di Amatrice una lunghezza di circa 20-25 km, mentre per quella del terremoto principale di Norcia dell’Ottobre 2016 è stata di oltre 30 km. Da ciò si può notare come l’insieme dei due terremoti abbia causato o riattivato fratture pressoché in continuità di circa 60 km con modesti rigetti, che però hanno causato dal lato tirrenico degli estesi abbassamenti di circa 60-70 cm.
Per l’area di Norcia, i primi risultati hanno mostrato una deformazione che si estende per un’area di circa 130 chilometri quadrati e il cui massimo spostamento è di almeno 70 cm, localizzato nei pressi dell’area di Castelluccio.
Se dal punto di vista scientifico, la sequenza sismica dell’Italia Centrale rappresenta un caso studio per i processi di rottura e di deformazione conseguente e potrà portare a miglioramenti sulla conoscenza della propagazione dello stress tra faglie contigue oltre a ridefinire un quadro geodinamico della penisola italiana, certamente questa sequenza ha messo a nudo l’alto livello di impreparazione delle Istituzioni, con l’assoluta inosservanza degli allarmi e delle proposte lanciate dalla comunità scientifica.
La completa distruzione di tutti i centri storici ha per l’ennesima volta riproposto con estrema urgenza e forza il problema della fragilità del territorio e degli insediamenti. L’amplificazione del danneggiamento è stata determinata dall’estrema vulnerabilità delle costruzioni, oltre il 60% delle quali vecchie (costruite in pietrame con malte povere), e di conseguenza di tutti i centri storici dove coesistono case plurisecolari e comunque costruite prima della promulgazione di norme sismiche.
Se da un lato il problema della messa in sicurezza del patrimonio edilizio rappresenta una delle prioritarie esigenze, non si può tacere la scarsa risposta delle Istituzioni che tutte le volte si trovano impreparate ad affrontare le emergenze. Troppo spesso a seguito dei terremoti si riscrivono leggi e decreti e si reinventano procedure che dovrebbero essere ampiamente consolidate. La burocratizzazione delle procedure e la mancanza cronica di finanziamenti ha ridotto le capacità operative della Protezione Civile. La confusione creata tra emergenza e ricostruzione sta producendo guasti e ritardi negli interventi a favore delle popolazioni colpite. A titolo di esempio basti pensare che a cinque mesi dall’evento che ha distrutto Amatrice non ci si è ancora posti il problema di dove andare a scaricare tutte le macerie, che debbono essere trattate come un rifiuto speciale.
A tutto ciò noi dobbiamo continuamente affrontare ciò che deriva come effetto del Processo de L’Aquila, gli scienziati e ricercatori per cautelarsi da possibili denunce di fronte alle pressioni giornalistiche parlano troppo ed in modo ambiguo, dicono e non dicono, lanciano dei quasi allarmi che terrorizzano la popolazione. Le recenti esternazioni dal Presidente della Commissione Grandi Rischi con cui ha lanciato l’allarme per la stabilità della diga di Campotosto ne sono un esempio lampante. Anche in questo il Dipartimento della Protezione Civile non è più in grado di effettuare quella funzione di filtro delle notizie essenziale per una corretta informazione.
Relatori: Giorgio Bornacin _ Direttivo #GC e Claudio Eva _ Presidente #GC
Saluti: Antonella Parodi _ Vice Presidente #GC
Moderatore:Fabrizio Graffione _ Giornalista
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